Chirurgia Colo-Rettale Oncologica Laparoscopica

Il “core business” cioè la mia attività principale come Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Generale dell’Ospedale San Leopoldo Mandic di Merate – ASST Lecco è la chirurgia oncologica per neoplasie del colon-retto, eseguita in massima parte con tecnica video-laparoscopica che consente di associare al minor trauma chirurgico per il paziente garantito dalla mini-invasività, un rapido recupero post-operatorio ed una più breve degenza ospedaliera. Con la tecnica laparoscopica vengono trattati anche i pazienti affetti da patologia benigna di natura soprattutto diverticolare o infiammatoria.

Con 28.800 nuovi casi negli uomini e 22.500 nelle donne diagnosticati nel 2018, il tumore del colon-retto occupa in Italia il secondo posto nella classifica dei tumori con maggiore frequenza in entrambi i sessi. Inoltre questa neoplasia rappresenta anche la seconda causa di morte dovuta al cancro a livello nazionale, preceduta solo dal tumore del polmone.

Mentre tradizionalmente le fasce di età più colpite erano quelle superiori ai 60 anni, alcuni recenti studi hanno sempre più dimostrato come a essere a rischio siano le persone in fascia d’età giovanile, anche sotto i 40 anni. Questo è legato alla diffusione di stili di vita scorretti, sia per quanto riguarda la dieta sia per il movimento fisico. 

Diversi fattori di rischio sono stati riconosciuti per lo sviluppo di un carcinoma del colon quali l’eccessiva assunzione di grassi animali, la dieta ipercalorica e povera di fibre, l’obesità, la sedentarietà, l’abuso di alcool, il fumo, fattori genetici (circa il 2% di tutti i tumori del colon), malattie infiammatorie croniche intestinali (Morbo di Crohn e Rettocolite Ulcerosa) . 

Il percorso del paziente affetto da neoplasie colo-rettali presso l’Ospedale San Leopoldo Mandic di Merate parte per effetto dello screening o dell’invio da parte dei Medici di Medicina Generale  dall’attività diagnostica endoscopica della Unità Operativa Semplice di Endoscopia Digestiva oppure dall’attività ambulatoriale di reparto e dei singoli professionisti, e dai ricoveri di Pronto Soccorso. 

Le sinergie tra Chirurgia Generale, Endoscopia Digestiva, Radiologia ed Oncologia consentono di provvedere in loco all’intero iter diagnostico-terapeutico del paziente (radiologia convenzionale, TAC, RMN, Colonscopia, visita oncologica per eventuale trattamento neo-adiuvante pre-operatorio). 

L’Ecoendoscopia rettale e i trattamenti radioterapici pre o post-operatori, vengono invece garantiti dalle Strutture Complesse di Endoscopia Digestiva e Radioterapia dell’Azienza Socio-Sanitaria di Lecco presso l’Ospedale Manzoni di Lecco.

Storia ed evoluzione del tumore colo-rettale

Il tumore del colon-retto ha origine quasi sempre da polipi adenomatosi, tumori benigni dovuti al proliferare delle cellule della mucosa intestinale, che impiegano mediamente tra i 7 e i 15 anni per trasformarsi in forme maligne.

È in questa finestra temporale che lo screening consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi prima che abbiano acquisito caratteristiche pericolose.

I polipi, infatti, possiedono due proprietà che li rendono facili da individuare: tendono a sanguinare e sporgono dalla mucosa per cui sono visibili sulla sua superficie.

Per questa ragione il test di screening attualmente più diffuso è la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) che viene consigliata dal Ministero della Salute ogni due anni nelle persone tra i 50 e i 69 anni.

La colonscopia  è consigliata soltanto in una seconda fase, se la ricerca del sangue occulto nelle feci ha dato esito positivo.

Anche per la cosiddetta colonscopia virtuale non ci sono attualmente prove che sia superiore ai test attualmente in uso per i programmi di screening.

L’esame del sangue occulto nelle feci consiste nella ricerca, compiuta attraverso metodologie diverse, di tracce di sangue non visibili a occhio nudo in un piccolo campione di feci. Queste tracce possono essere dovute al sanguinamento di un polipo.

In media, per ogni 100 persone che fanno l’esame, cinque risultano positive. Non tutte, però, avranno polipi: le tracce di sangue possono essere dovute per esempio a emorroidi o a piccole lesioni dovute alla stitichezza. Inoltre l’esame non sempre è in grado di rilevare la presenza di un polipo: può infatti capitare che un polipo o una lesione tumorale siano presenti ma non sanguinino il giorno dell’esame. Per questo è importante ripetere lo screening alla periodicità consigliata.

Nonostante i limiti, la ricerca del sangue occulto nelle feci è un ottimo esame di screening. Le tecniche di analisi più recenti, inoltre, hanno consentito di migliorarne ulteriormente l’efficacia e di ridurre i disagi per il paziente. Oltre ad avere una maggiore capacità diagnostica, infatti, i nuovi test consentono di raccogliere un unico campione di feci (e non tre, come avveniva fino a qualche anno fa), senza la necessità di osservare restrizioni alimentari.

Se questo esame rileva la presenza di sangue occulto, il protocollo degli screening invita a sottoporsi a una colonscopia. Questo esame, che consiste nella visualizzazione dell’intestino tramite un sottile tubo dotato di telecamera, è in grado di confermare o escludere la presenza di polipi. Nel primo caso, consente di rimuoverli nella stessa seduta.

Non esistono sintomi specifici che possano indicare con certezza la presenza di un carcinoma del colon. I sintomi variano in base allo stadio della neoplasia (livello di crescita) e alla sua localizzazione nei vari segmenti del grosso intestino.

Nonostante l’aspecificità dei sintomi è opportuno non trascurare i cambiamenti dell’alvo come l’improvvisa comparsa di stipsi o l’alternarsi di stipsi e diarrea in assenza di modificazioni delle circostanze esterne. Ciò va particolarmente considerato in persone di età superiore ai 40 anni e/o con familiarità positiva per neoplasie del colon-retto.

Altri sintomi che, seppure aspecifici, possono risultare correlati ad una neoplasia del colon sono inappetenzacalo del peso corporeo non intenzionale e inspiegabile, astenia prolungata, anemia e dolore addominale.

E’ bene ricordare che questo tipo di neoplasia generalmente ha una velocità di crescita piuttosto lenta (dell’ordine di anni) e spesso può non dare segno di sé finché non ha raggiunto dimensioni elevate.

Considerando questo si intuisce facilmente l’importanza dell’adesione ai programmi di screening e soprattutto la consapevolezza che anche sintomi apparentemente “banali” non andrebbero mai trascurati.

I pazienti candidati ad intervento con tecnica laparoscopica eseguono una preparazione intestinale allo scopo di liberare l’intestino dai gas e dalle scorie e ridurre la carica microbica del colon.

Il tempo d’attesa prima dell’intervento chirurgico è “tempo prezioso”.

Il tempo che intercorre tra la visita chirurgica e la data prevista dall’intervento è il tempo dedicato alla preabilitazione. Si tratta generalmente di un tempo che va da una a tre settimane per i pazienti che eseguono l’intervento come primo step terapeutico, mentre è molto più lungo per i pazienti che dovranno eseguire chemioterapia o radioterapia prima dell’intervento.

E’ dimostrato dalla letteratura scientifica che i pazienti candidati ad intervento chirurgico che si sottopongono ad una “preabilitazione” ottengono un vantaggio fisico in termini di ripresa postoperatoria e un minor tasso di complicanze.

​La preabilitazione è una sorta di “preparazione atletica” all’intervento, messa in atto allo scopo di consentire il paziente di sottoporsi all’intervento nella condizione fisica migliore possibile.

In cosa consiste

La preabilitazione consiste in tre pilastri principali:

  • esercizio aerobico quotidiano
  • ginnastica respiratoria
  • integrazione proteica e calorica

Esercizio aerobico. Ogni giorno il paziente deve passeggiare per almeno 40 minuti.

​Ginnastica respiratoria. Al paziente viene fornito un dispositivo (Triflow – figura) il cui funzionamento sarà spiegato da un sanitario. Questo esercizio va ripetuto più vole nell’arco della giornata e permette un recupero della funzione respiratoria favorendo la corretta escursione polmonare e ventilazione delle basi polmonari.

Integrazione proteico-calorica. I pazienti che hanno registrato un calo ponderale o che manifestano sarcopenia (perdita di massa magra) necessitano di un reintegro proteico-calorico, in quanto un adeguato stato nutrizionale è la chiave per un miglior recupero postoperatorio e riduce significativamente il tasso di complicanze. Vengono quindi forniti al paziente degli integratori (flaconi da bere ad elevato contenuto proteico-calorico), che dovrà assumere quotidianamente lontano dai pasti in aggiunta alla dieta normale.

Quando si svolge

Prima di ogni intervento chirurgico al colon il paziente viene contattato dal Servizio di Prericovero e gli vengono fornite le istruzioni e gli strumenti per la preabilitazione (triflow) e vengono programmate una visita nutrizionistica personalizzata e le visite specialistiche del caso (cardiologica, diabetologica, pneumologica, nefrologica, ecc.)

L’intervento chirurgico

Il cardine della terapia del carcinoma del colon è rappresentato dalla chirurgia che può essere eseguita  con intento curativo (eradicazione della patologia) o palliativo (tutela della qualità di vita e prevenzione delle complicanze tipiche delle fasi avanzate della neoplasia).

La corretta terapia chirurgica deve essere progettata individualmente per ogni paziente in funzione della sede e dello stadio del tumore (dimensioni ed eventuale coinvolgimento di altri organi) delle condizioni generali del paziente e della presenza di altre patologie (comorbidità).

La sola età anagrafica del paziente non rappresenta una controindicazione ad alcun tipo di intervento chirurgico. 

I diversi tipi di intervento chirurgico praticati nella nostra Unità Operativa sono standardizzati e conformi alle linee guida europee e mondiali che prevedono il mantenimento di adeguati margini di resezione liberi dalla neoplasia e l’asportazione contemporanea di tutte le stazioni linfonodali afferenti (i linfonodi sono la prima sede in cui si localizzano eventuali cellule tumorali staccatesi dal tumore).

La chirurgia delle lesioni precoci

È possibile rimuovere un tumore piccolo, localizzato in un polipo e ad uno stadio precoce durante una colonscopia. Se il patologo determina che il tumore è stato rimosso completamente e non sono presenti determinate caratteristiche che configurano un alto rischio di malignità, non sarà necessario sottoporsi ad altre cure.

Come si svolge l’intervento

La maggioranza degli interventi chirurgici vengono da praticati nel nostro reparto con tecnica mininvasiva (laparoscopica). Il termine laparoscopia deriva dal greco e significa “vedere all’interno della cavità addominale”. Viene contrapposto al termine laparotomia, che a sua volta indica l’incisione della parete con il bisturi.

Questa metodica consente di ridurre al minimo l’ampiezza dell’incisione con notevoli vantaggi sia estetici che fisiopatologici (minor alterazione della funzione respiratoria e miglior recupero postoperatorio).

L’approccio laparoscopico ha la stessa radicalità della chirurgia aperta, è ugualmente sicura, e offre generalmente una più rapida ripresa post-operatoria, con minor dolore e una più rapida ripresa delle funzioni intestinali e quindi dell’alimentazione.

La chirurgia laparoscopica è una tecnica mininvasiva ormai molto diffusa in ambito gastro-intestinale. Il chirurgo praticherà tre o quattro piccole incisioni sull’addome (di circa un centimetro) attraverso le quali verranno introdotti speciali strumenti chirurgici.

​L’addome verrà gonfiato con anidride carbonica in modo da distendere la parete addominale e creare uno spazio d’azione adeguato per il chirurgo. Grazie al laparoscopio verranno visualizzate su un monitor le immagini in alta risoluzione della cavità addominale: questo consente allo specialista di vedere costantemente e in maniera chiara i dettagli del proprio intervento e operare così in maniera precisa e sicura. In caso l’intervento non sia conducibile in maniera sicura ed efficacie con tecnica laparoscopica potrà essere ‘convertito’ in qualunque momento alla tecnica laparotomia ‘open’ al fine di mantenere lo standard oncologico e di sicurezza del paziente che rappresenta la priorità del trattamento.

L’intervento chirurgico viene modulato in base alla localizzazione della malattia e ha lo scopo di asportare radicalmente il tumore e tutti i linfonodi di drenaggio del distretto interessato. 

Emicolectomia destra

L’intervento di emicolectomia destra consiste nell’asportazione della parte destra del colon con successiva anastomosi (collegamento) dell’ileo distale con il colon trasverso prossimale.

​Vengono asportati anche tutti i linfonodi di drenaggio del distretto (linfonodi dell’arteria ileo-colica, dell’arteria colica destra, del ramo destro dell’arteria colica media) 

Emicolectomia destra allargata

L’intervento di emicolectomia destra allargata viene eseguito per i tumori del colon destro distale e del colon trasverso. Consiste nell’asportazione del colon destro e trasverso con successiva anastomosi (collegamento) dell’ileo distale con il colon discendente.

​Vengono asportati anche tutti i linfonodi di drenaggio del distretto (linfonodi dell’arteria ileo-colica, dell’arteria colica destra, dell’arteria colica media) 

Emicolectomia sinistra

L’intervento di emicolectomia sinistra consiste nell’asportazione del colon sinistro (o discendente) con successiva anastomosi (collegamento) del colon trasverso con il retto prossimale.

​Vengono asportati anche tutti i linfonodi di drenaggio del distretto (linfonodi dell’arteria mesenterica inferiore) 

Sigmoidectomia

L’intervento di sigmoidectomia consiste nell’asportazione del sigma con successiva anastomosi (collegamento) del colon discendente con il retto prossimale.

​Vengono asportati anche tutti i linfonodi di drenaggio del distretto (linfonodi dell’arteria mesenterica inferiore) 

Tumori del retto 

Sebbene dal punto di vista della patogenesi, dei fattori di rischio, del tipo e del comportamento della neoplasia non vi siano grosse differenze tra le due localizzazioni, considerando la diagnosi, la prognosi e la terapia si può affermare i carcinomi del colon (e del retto superiore) e i carcinomi del retto medio e inferiore siano due patologie del tutto differenti.

​Le differenze sono  correlate principalmente alla particolare sede anatomica.

Negli interventi chirurgici per neoplasie del retto medio e inferiore, ai normali rischi di un intervento sul colon (sanguinamenti, infezioni, fistole e deiscenza anastomotica) si aggiungono potenzialmente rischi per la funzione della continenza, per la funzionalità sessuale e urinaria derivati, oltre che dai rapporti anatomici, dall’applicazione corretta dei corretti criteri oncologici che richiedono l’exeresi oltre che del retto anche  del tessuto mesorettale circostante.

E’ facile intuire come  interventi  gravati da tali rischi debbano essere eseguiti da chirurghi estremamente esperti al fine di ridurre al minimo gli eventi avversi.

A differenza delle neoplasie del colon, quelle del retto, in stadio iniziale, possono essere rimosse per via transanale, mentre per quelle in stadio avanzato vene effettuata, nella maggioranza dei casi, un trattamento radio-chemioterapico preoperatorio al fine di ridurre il tasso di recidiva della malattia e ridurre le dimensioni del tumore prima dell’intervento. In molti casi infatti, oltre a migliorare la prognosi, il trattamento con radio e chemioterapia preoperatoria consente, al parità di radicalità oncologica, di ridurre il volume del tumore ed effettuare interventi più conservativi.

Di pari passo, alle differenze terapeutiche, ritroviamo differenti modalità di diagnosi e soprattutto di stadiazione (quantificazione dell’estensione del tumore) per questo particolare tipo di neoplasia, necessari per approntare il trattamento individualmente più appropriato

Il cardine della terapia del carcinoma del retto è rappresentato dalla chirurgia che può essere eseguita  con intento curativo (eradicazione della patologia) o palliativo (tutela della qualità di vita e prevenzione delle complicanze tipiche delle fasi avanzate della neoplasia).

Nel caso di carcinomi del retto medio e inferiore accanto alla chirurgia, giocano un ruolo fondamentale la radio e la chemioterapia. E’ infatti ormai ampiamente dimostrato come nel caso di carcinomi del retto medio e inferiore localmente avanzati (in base all’estensione evidenziata da ecoendoscopia e/o risonanza magnetica) l’associazione di radioterapia e chemioterapia preoperatoria alla chirurgia comporti una riduzione significativa delle recidive di malattia e ed un possibile aumento della sopravvivenza rispetto al solo intervento.

Il trattamento preoperatorio inoltre, quando indicato, comporta una riduzione del volume del carcinoma che consente di effettuare, pur mantenendo la radicalità oncologica, demolizioni chirurgiche meno estese. Nel 70% circa dei pazienti sottoposta questo trattamento si ha una regressione del carcinoma e, nel 20-40% dei casi c’è una remissione completa della patologia.

Il trattamento radio-chemioterapico preopeatorio solitamente è ben tollerato dal paziente e non comporta effetti collaterali importanti tipo perdita dei capelli, vomito protratto e forte debilitazione.

In accordo con i moderni standard di cura internazionali gli interventi eseguiti con intento curativo per carcinoma del retto nella nostra Unità Operativa sono sostanzialmente di 3 tipi:

  1. Resezione anteriore di retto-sigma con escissione totale del mesoretto (TME) ed anastomosi colo rettale/anale

Questo tipo di intervento prevede l’escissione completa del colon sigmoideo, del retto e del tessuto mesorettale rispettando l’integrità dei nervi deputati alla funzione sessuale, dell’apparato uro-genitale e dell’apparato sfinteriale.

La continuità intestinale viene ripristinata effettuando un’ anastomosi tra colon e ano manualmente o attraverso l’utilizzo di appositi strumenti (suturatrici meccaniche).

In molti casi per proteggere la sutura sull’intestino e consentire una corretta cicatrizzazione prima del passaggio delle feci è necessario confezionare un’ileostomia di protezione (deviazione intestinale). In questi casi, l’ileostomia, rappresenta un provvedimento temporaneo poiché, a distanza di alcuni mesi,  previo controllo radiologico dell’ integrità dell’anastomosi (radiografia con mezzo di contrasto transanale) si procede con un secondo intervento alla ricanalizzazione intestinale (rimozione della deviazione e ripristino del normale transito).

  1. Amputazione dell’ano-retto per via addominoperineale (secondo Miles)

Questo tipo di intervento prevede l’escissione completa del colon sigmoideo, del retto del tessuto mesorettale e del canale anale e dell’ano rispettando l’integrità dei nervi deputati alla funzione sessuale e dell’apparato uro-genitale. In questo caso non viene ripristinata la continuità intestinale e si confeziona una colostomia terminale definitiva  (deviazione intestinale).
L’intervento di Miles, nella nostra Unità Operativa, viene riservato a casi di neoplasie del retto particolarmente avanzate e ai casi di carcinomi del retto ultra basso (distanze dal margine anale inferiori ai 3 cm) in cui non  è tecnicamente possibile confezionare un’ anastomosi rispettando contemporaneamente i criteri di radicalità oncologica.

Nella nostra Unità Operativa tutti gli interventi per carcinomi del retto prevedono  l’escissione totale del mesoretto. E’ ormai internazionalmente riconosciuto infatti come questo particolare tessuto rappresenti la sede più frequente di un’ eventuale recidiva della malattia e come, la sua corretta e completa escissione riduca significativamente questi eventi sfavorevoli comportando un innegabile miglioramento in termini di prognosi e qualità di vita.

  1. Resezione laparoscopica per via transanale (Tamis)

In caso di tumori nel retto, in stadio molto iniziale e non asportabili durante la colonscopia, viene effettuata l’asportazione con tecniche di chirurgia minivasiva transanale (TAMIS) che consente la rimozione di queste  neoformazioni con un elevato indice di sicurezza.

L’intervento chirurgico viene modulato in base alla localizzazione della malattia e ha lo scopo di asportare radicalmente il tumore e tutti i linfonodi di drenaggio del distretto interessato. 

La resezione del retto può essere effettuata per via laparoscopica, riducendo al minimo l’ampiezza dell’incisione con notevoli vantaggi sia estetici che fisiopatologici (minor alterazione della funzione respiratoria e miglior recupero postoperatorio).

La resezione del retto per via laparoscopica può comprendere anche una fase di dissezione transanale detta ‘bottom-up’ o taTME in cui il retto ed il mesoretto vengono accuratamente isolati per via transanle mediante innovative tecniche chirurgiche.

Decorso post-operatorio

Presso il nostro reparto è stato adottato un protocollo di recupero accelerato (ERAS – Enanced Recovery After Surgery). Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’introduzione di un protocollo ERAS unito alla chirurgia laparoscopica permette di ottenere i migliori vantaggi in termini di recupero funzionale. Questo protocollo prevede tre gli altri una precoce mobilizzazione e rialimentazione, una rapida rimozione del sondino nasogastrico e del catetere vescicale, un uso minimo di farmaci oppiacei. Questo programma consente di ridurre il tasso di complicanze e, riducendo la durata della degenza in ospedale, il rischio di infezioni nosocomiali. 

Per questo motivo già dal primo giorno dopo la procedura viene chiesto al paziente, indipendentemente dall’età, di alzarsi del letto e iniziare a stare seduto e a camminare. Ogni paziente esegue inoltre alcuni esercizi respiratori (con Triflow), che dovranno essere eseguiti più volte durante la giornata.

Nella maggior parte dei casi si inizia una dieta liquida (acqua e the) il giorno stesso dell’intervento, che viene incrementata gradualmente nei giorni successivi se tollerata.

In caso sia stata eseguita una stomia, un’ infermiera dedicata (stomaterapiasta) insegnerà al paziente e ad un famigliare le corrette modalità di gestione, al fine di favorire una rapida indipendenza di utilizzo.

La maggior parte dei pazienti dopo 3-5 giorni dalla procedura chirurgica è in grado di alimentarsi con dieta solida senza problemi, è autonomo nelle attività di gestione quotidiana, deambula e l’analgesia è soddisfacente con farmaci per bocca. Quando queste caratteristiche sono verificate dal team di reparto il paziente può essere dimesso.

Alla dimissione viene consegnata al paziente una lettera che riporta:

– la diagnosi

– l’intervento chirurgico

– i principali accadimenti del decorso clinico

– le terapie domiciliari consigliate

– i controlli postoperatori

Dopo un intervento chirurgico al colon vengono programmati dei controlli ambulatoriali per la medicazione delle ferite chirurgiche e la rimozione dei punti di sutura e un controllo clinico a un mese presso l’ambulatorio chirurgico colo-rettale

Inoltre non appena è disponibile il referto dell’esame istologico, che permette di determinare la stadiazione oncologica definitiva, ogni paziente esegue nuovamente una visita presso l’ambulatorio oncologico multidisciplinare. Nel corso della visita viene stabilita l’indicazione ad eventuali terapie adiuvanti (chemioterapia postoperatoria) e si pianificano i successivi controlli di follow-up (colonscopia, TC, esami ematici, visita oncologica di controllo).